CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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LuchinoVisconti

 

L'INNOCENTE, 1976

Regia: L.V.; soggetto: dal romanzo omonimo di G. D'Annunzio; sceneggiatura: S. Cecchi D'Amico, E. Medioli, L. V.; fotografia: P. De Santis; costumi: P. Tosi; musica: F. Mannino; montaggio: R. Mastroianni; produzione: Rizzoli Film, Roma/Les Films Jacques Leitienne, Paris/Société Imp.Ex.Ci., Nice/Francoriz Production, Paris; durata: 130'; interpreti: G. Giannini, L. Antonelli, J. O'Neill, M. Porel, R. Morelli, M. Girotti.

Roma, 1891. I rapporti fra Tullio Hermil (Giannini) e la moglie Giuliana (Antonelli) sono da tempo puramente formali; e lei accetta, apparentemente senza reagire, la relazione del marito con la contessa Teresa Raffo (O'Neill). Durante la loro assenza, Giuliana conosce lo scrittore Filippo d'Arborio (Porel) e, al loro ritorno, si rifugia in campagna, presso la villa della suocera (Morelli). Sentendo la moglie sfuggirgli, Tullio prova di nuovo attrazione per lei e le propone di ricominciare insieme una nuova vita. Ma, subito dopo l'apparente riconciliazione, apprende che lei è incinta di d'Arborio. Giuliana rifiuta di abortire, e nel frattempo il suo amante muore di una malattia tropicale. Tullio è costretto ad accettare la gravidanza, ma è ossessionato dalla gelosia. La notte di Natale, mentre tutti sono a messa, espone il neonato all'aria gelida. Il bambino muore, e Giuliana sfoga finalmente il suo odio verso il marito. Tullio confida l'intera vicenda a Teresa, che si dissocia dal suo mostruoso egocentrismo. Sentendosi sconfitto, Tullio si suicida di fronte all'amante.

Nonostante la malattia, V. spera ancora di poter realizzare certi vecchi progetti; gli viene offerto invece un adattamento da d'Annunzio; pensa allora al Piacere, poi a L'innocente. Lavorare su d'Annunzio significa per V. ritornare a un grande amore letterario del passato, rimosso in parte per l'antipatia nutrita verso l'uomo e l'esteta guerrafondaio. Tra i suoi romanzi sceglie appositamente quello meno vincolato ai vezzi e ai miti esteriori del dannunzianesimo, e che gli sembra il più adatto, per l'ambientazione e l'intreccio, ad una trasposizione cinematografica.

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