CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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LuchinoVisconti

 IL GATTOPARDO, 1963

Regia: L. V.; soggetto: dal romanzo omonimo di G. Tommasi di Lampedusa; sceneggiatura: S. Cecchi D'Amico, E. Medioli, P. Festa Campanile, M. Franciosa, L. V.; fotografia: G. Rotunno; costumi: P. Tosi; musica: N. Rota e un valzer inedito di G. Verdi; montaggio: M. Serandrei; produzione: Titanus, Roma; durata: 205'; interpreti: B. Lancaster, A. Delon, C. Cardinale, R. Valli, P. Stoppa, S. Reggiani.

1860. La notizia dello sbarco dei garibaldini a Marsala interrompe la recita del rosario in casa del principe don Fabrizio di Salina (Lancaster). Suo nipote Tancredi (Delon), allo scopo di controllare il corso degli eventi, si arruola tra i volontari. Il principe approva l'opportunismo del nipote, credendo così di mettersi al riparo da ogni cambiamento. Di opposto avviso il prete di famiglia: il gesuita padre Pirrone (Valli). Nonostante la rivoluzione, i Salina si recano come ogni anno in villeggiatura nel feudo di Donnafugata. Qui è in corso il plebiscito per l'annessione allo Stato sabaudo, e il principe vota pubblicamente a favore. I risultati della votazione simulano un'adesione unanime; a dispetto di chi, come don Ciccio Tumeo (Reggiani), aveva confermato la propria fedeltà al vecchio regime. Capo locale del nuovo corso è il sindaco don Calogero Sedàra ( Stoppa), un "uomo nuovo" arricchitosi coi suoi traffici. Invitato a pranzo dal principe, il rozzo Sedàra sorprende tutti i convitati con la bellezza di sua figlia Angelica Cardinale). Don Fabrizio appoggia il fidanzamento del nipote, nobile ma spiantato, con la ricca e sensuale ereditiera: nonostante che anche sua figlia Concetta (Morlacchi) sia innamorata di Tancredi. Mentre questi comincia la scalata sociale nello Stato sabaudo, don Fabrizio declina il seggio di senatore offertogli dal funzionario piemontese Chevalley (French), poiché è del tutto scettico sulle possibilità di cambiamento della Sicilia. Durante un ballo a Palermo, presagisce la fine del proprio mondo e invoca l'estrema certezza della morte. Tancredi e don Calogero, invece, tornano dal ballo rassicurati: hanno udito che l'esercito regolare ha giustiziato i garibaldini ribelli.

Appena legge il romanzo di Lampedusa, V. decide di trarne un film. Molti sono gli elementi che lo affascinano: il ruolo della cultura aristocratica, l'ambientazione siciliana, la descrizione degli avvenimenti risorgimentali sotto il profilo inconsueto del "tradimento": prospettiva questa già utilizzata per Senso... Nel Gattopardo V. ammira l'intrecciarsi di vita interiore e vita sociale, cui vede corrispondere, sul piano dello stile, la sintesi tra il realismo di stampo verghiano e il flusso della memoria proustiana..."

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