CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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CINEMA DAL SUD DEL MONDO

novembre-dicembre 2002
La rassegna "Cinema dal sud del mondo" è giunta alla nona edizione. La formula è la stessa inaugurata l’anno scorso, vale a dire una selezione di film provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’America latina scelti tra quelli del circuito ufficiale del Festival di Friburgo ("Les films du sud", distribuiti dalla trigon-film), altri film dal catalogo della trigon e alcuni sostenuti dalla Fondazione Montecinemaverità.
Purtroppo quest’anno il numero dei film si è ridotto da dodici a sette, non certo per mancanza di titoli interessanti, ma semplicemente per questioni di tempo. Siamo stati in un certo modo costretti a iniziare soltanto a fine novembre, dal momento che le settimane precedenti abbiamo voluto dedicarle al Cinema dell’est, in occasione dei 10 anni della Fondazione Montecinemaverità. L’est in un certo senso appartiene al sud, non certo all’occidente. Se quindi si sommano i sette film di "Cinema dal sud del mondo" ai cinque della precedente rassegna "Terre di nessuno", i conti tornano: dodici film non occidentali tra novembre e dicembre.
Il circuito ufficiale Friburgo-trigon offriva quest’anno quattro, che saranno tutti presentati almeno una volta in Ticino: Una casa con vista al mar del venezuelano Alberto Arvuelo (unica presenza latinoamericana) è in programma in tutte e quattro le località; Aoud Rih – Il cavallo di vento di Daoud Aoulad-Syad (Marocco) a Lugano e a Locarno; Ndeysaan – Il prezzo del perdono di Mansour Sora Wade (Senegal) a Lugano e a Giubiasco; Kotsom – L’isola dei fiori di Song Il-gon (Corea del sud) solo a Giubiasco.
Altri due film trigon, entrambi cinesi, godranno di due passaggi ognuno in Ticino: I Love Beijing della regista Ying Ning a Giubiasco e a Locarno; Platform di Jia Zhang-ke a Chiasso e a Lugano. Quest‘ultimo è anche uno dei due film in programma sostenuti dalla FondazioneMontecinemaverità. L’altro è Lalsalu di Tanvir Mokammel (Bangladesh), che si potrà vedere a Giubiasco e a Chiasso.
Il pubblico fedele sa bene quanto l’etichetta "cinema del sud" serva solo a riunire un certo numero di film perlopiù esclusi dal circuito commerciale (fatto salvo l’encomiabile impegno della trigon a farveli rientrare), ma come non sia per niente utile a definire caratteristiche tematiche o stilistiche comuni: ogni film getta sì uno sguardo sul proprio paese, ma partendo da premesse e da punti di vista molto differenti. È questa la ricchezza che un viaggio tra i film del sud ci permette di scoprire. A parte le condizioni produttive particolari (niente da questo punto di vista può accomunare un film del Bangladesh, dove non esiste praticamente nessuna industria cinematografica e i mezzi sono limitatissimi, a uno della Corea del sud, dove la tradizione produttiva è ormai consolidata e ricchissima), ciò che sorprende maggiormente è proprio la diversità dell’approccio di ogni singolo regista alla realtà che ha inteso mettere in scena. Se i film americani ed europei tendono sempre più ad assomigliarsi, ad essere realizzati con lo stesso linguaggio e con gli stessi clichés, quelli del sud sorprendono per varietà di stile e di invenzione.
Lo spettatore che saprà lasciarsi sedurre da queste offerte non se ne pentirà, perché come minimo alla fine avrà scoperto che esistono altri modi di raccontare una storia e di confrontarsi con la realtà rispetto a quelli imposti dalla produzione di massa. Avrà cioè scoperto la ricchezza culturale del mondo. Il che non è poco, in tempi in cui globalizzazione rima con omologazione. Ma c’è di più; perché sarà molto difficile non subire il fascino di alcune almeno di queste immagini che ci aprono gli occhi su altri mondi, su altri modi di vita, su altre mentalità. E allora ci si può anche innamorare di qualcuno di questi film. E l’amore, si sa, ci cambia la vita.

Michele Dell’Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona
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