CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA | |||||||
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Martin Scorsese |
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THE AGE OF INNOCENCE Letà dellinnocenza USA 1993 |
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Soggetto e sceneggiatura: Jay Cocks e Martin Scorsese, dal romanzo omonimo di Edith Wharton; fotografia: Michael Ballhaus; montaggio: Thelma Schoonmaker; musica: Elmer Bernstein; orchestrazione: Emilie A. Bernstein; interpreti: Daniel Day-Lewis, Michelle Pfeiffer, Wynona Ryder, Richard E. Grant, Alec McCowen, Geraldine Chaplin, Mary Beth Hurt, Miriam Margolyes, Stuart Wilson, Jonathan Pryce; produzione:Barbara De Fina per Columbia Pictures. 35 mm, colore, v.o. st. f/t, 133. Oscar per i migliori costumi a Gabriella Pescucci. |
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New York, 1870: Newland Archer (Day-Lewis), giovane avvocato di belle speranze, è fidanzato con May Welland (Ryder), rampolla della ricca borghesia conformista della città, ma si innamora della contessa Ellen Olenska (Pfeiffer), una donna eccentrica e indipendente, appena tornata dallEuropa per allontanarsi da un marito che la opprimeva. Le convenzioni sociali e le sottili manovre di May, decisa a difendere ad ogni costo il suo ménage, spingeranno Archer ad affrettare il matrimonio. Dallomonimo romanzo di Edith Wharton, riletto con sorprendente fedeltà e sintonia da Jay Cocks e dallo stesso regista, la prima opera in costume di Scorsese è solo in apparenza spuria rispetto alla sua filmografia: anche il bel mondo newyorchese del secolo scorso si regge su unorganizzazione tribale spietata come quello dei Goodfellas, anche qui cè un individuo animato da un impulso libertario che cerca di sottrarsi alloppressione sociale e se questa volta non deflagra la violenza metropolitana, esplode però più sottile e perfida leleganza vittoriana, che trasforma gli oggetti in agenti stessi della tragedia, dove lamore è sconfitto dal décor (arredi, cibi, gioielli, carrozze) e dal ferreo galateo che ne consegue. Con uno stile più impressionista che viscontiano (nonostante la cura maniacale dei dettagli), il regista scompone la luce ingannevole di un mondo che ha perduto la sua innocenza nellaccumulo di status symbol, e naturalmente dichiara a ogni inquadratura la sua simpatia per la contessa Olenska, vittima di un American Dream che sembra non essere mai nemmeno cominciato. Grande prova di tutti gli interpreti, e fondamentali gli apporti tecnici (fotografia, montaggio, scenografia, costumi). (...) Scorsese appare nel ruolo del fotografo; suo padre (morto poco prima delluscita del film, che gli è dedicato) e la madre sono i due popolani che si vedono per un attimo in primo piano nella scena della stazione ferroviaria. (Mereghetti) |
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