CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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UNO SVIZZERO IMPERFETTO
Il cinema di Leopold Lindtberg (1935-1953)
Matto regiert - Wachtmeister Studers schwierigster Fall
(Il regno di Matto) - 1947
    Regia: Leopold Lindtberg. Sceneggiatura: Alfred Neumann, Leopold Lindtberg, dal romanzo "Il regno di Matto" di Friedrich Glauser (1936). Fotografia: Emil Berna. Musica: Robert Blum. Montaggio: Hermann Haller. Scenografia: Robert Furrer. Assistente di regia: Kurt Früh. Direttore di produzione: Dr. Oscar Düby. Produzione: Lazar Wechsler, Praesens-Film, Zürich. Durata: 113 min./3100 m. Interpreti: Heinrich Gretler (sergente Jakob Studer), Johannes Steiner (Dr.Borstli, capo clinica), Heinz Woester (Dr. Laduner, assistente di direzione), Irene Naef (Signora Laduner), Olaf Kübler (Herbert Caplaun, un malato), Adolf Manz (Georg Caplaun, suo padre), Elisabeth Müller (Irma, un'infermiera), Hans Kaes (Dreyer, il portiere), Otto Brefin (Dr. Schwab), Emil Hegetschweiler (Gilgen, un infermiere), Max Haufler (Weyrauch/Ferrand, un infermiere), Emil Gerber (Jutzleler/Fuselier, un infermiere), Mathilde Danegger (signora Dr.Spühler), Sigfrit Steiner (commissario di polizia).

Nella casa di cura di Randlingen, il giovane dr.Laduner si oppone ai metodi tirannici del dr. Borstli, il direttore che non vuole dimettere Herbert Capluan, un giovane paziente ormai guarito. All'indomani il giovane Capluan è ritrovato svenuto. Borstli è scomparso. Viene chiamato il sergente Studer che inizierà gli interrogatori a medici e pazienti. Nel frattampo si ritrova il cadavere di Borstli. Herbert, confessa di averlo ucciso e fugge con Irma, un'infermiera. Ma Studer non crede alla confessione e continua l'indagine. La ricerca dell'assassino diventa così un viaggio nel mondo dei malati di mente, il pretesto per mettere a nudo verità inconfessabili e sondare questioni esistenziali sulla presunta differenza tra normalità e follia.

A causa del clima oppressivo della caccia alle streghe del "Comitato delle attività anti-americane",
Lindtberg non potrà realizzare il film "americano" Claytown ("Città di fango") su un soggetto coraggioso dell'autrice Betty Smith che trattava i problemi razziali nel sud degli Stati Uniti con il quale Wechsler voleva tentare l'avventura hollywoodiana. L’attenzione verrà allora incentrata su un soggetto tipicamente "svizzero", curato dal tedesco Alfred Neumann, emigrato a Hollywood e stabilitosi a Lugano. Gli esterni del film sono girati alla clinica cantonale di Königsfelden a Brugg. Il film ottiene un ottimo successo (16 settimane a Zurigo, dove esce al cinema Rex il 17 aprile 1947) e rappresenta la Svizzera ai festival di Bruxelles e alla biennale di Venezia del'47 (purtroppo in una versione francese sincronizzata non al meglio). Nonostante l'interpretazione magistrale degli attori, in particolare dell'impareggiabile Gretler-Studer, il film viene criticato per una certa mancanza di coraggio nell'approfondire le tematiche dell'alienazione, qui di fatto solo tratteggiate. Se il film non riesce a provocare inquietudine o disturbo, riesce comunque a farsi apprezzare più per i suoi personaggi che per la sua storia: è nella loro verità psicologica che bisogna cercare le reali qualità del film.
Nel 1947-48 rimangono incompiuti: un progetto su Guglielmo Tell (Lindtberg: "Avrebbe dovuto essere un film moderno, a metà strada tra satira e fantastico. Una commissione ‘celeste’ di tutti i grandi uomini della storia svizzera, per svolgere un'inchiesta sul comportamento della Svizzera durante la guerra, invia sulla terra Guglielmo Tell in incognito per fare il suo rapporto, ma l'eroe nazionale entra in conflitto con le autorità federali …", Dumont, pag.189), il film "L'abito non fa il monaco", che avrebbe dovuto essere il primo film a colori svizzero e "Pane e vino", da una collaborazione con lo scrittore italiano Ignazio Silone.