CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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UNO SVIZZERO IMPERFETTO
Il cinema di Leopold Lindtberg (1935-1953)
Die Letzte Chance
(L'ultima speranza) - 1944/45
    Regia: Leopold Lindtberg. Sceneggiatura: Richard Schweizer. Adattamento e dialoghi inglesi: Elisabeth Scott-Montagu. Dialoghi italiani: Alberto Barberis. Fotografia: Emil Berna, assistito da Franz Vlasak. Musica: Robert Blum. Scenografia: Robert Furrer. Costumi: Robert Gamma. Montaggio: Hermann Haller, assistito da René Martinet. Suono: Bruno Müller. Dir. prod.: Urs von Planta, E.O. Huber. Produzione: Lazar Wechsler, Praesens-Film, Zürich. Durata: 101 min./3100 m.Visto di censura: F-16821. Interpreti: Edward G.Morrison (maggiore inglese Telford), John Hoy (tenente inglese John Halliday), Ray Reagan (sergente U.S.A. James R. Braddock), Luisa Rossi (Tonina), Eduardo Masini (albergatore), Giuseppe Galeati (cocchiere), Romano Calo (prete), Tino Erler (Muzio), Leopold Biberti (primo tenente Brunner), Therese Ghiese (signora Wittels), Robert Schwarz (Bernard Wittels), Germaine Tournier (signora Monnier), Emil Gerber (guardia di frontiera), Sigfrit Steiner (medico), Maurice Sakhnowski (Hiller Sokolowsi), Berthe Sakhnowski (Chanele, sua nipote), Rudolf Kämpf (professore).

Mussolini è stato destituito dal governo del maresciallo Badoglio. Gli americani sono sbarcati a Palermo, gli inglesi in Calabria. Nella notte dal 7 all’8 settembre 1943, durante un bombardamento aereo due prigionieri alleati evadono da un convoglio destinato ad Innsbruck. Un contadino piemontese li aiuta a scappare sino alle rive del Lago Maggiore, dal quale avrebbero potuto facilmente raggiungere la Svizzera. Intanto apprendono che è stato firmato l'armistizio tra gli alleati e le truppe di Badoglio. L'euforia per la buona notizia è però di breve durata. Le truppe di Rommel stanno setacciando la regione. Il 12 settembre, con la liberazione di Mussolini, la repressione si fa durissima. Con l'aiuto di un prete e di un altro ufficiale inglese invece di fuggire per proprio conto decidono di guidare un folto gruppo di profughi oltre frontiera imbarcandosi in un'estenuante e disperata scalata tra le nevi, con il pericolo costante di incorrere nelle sentinelle naziste.

La realizzazione del film si iscrive in un clima di forti tensioni: Wechsler era appena stato accusato dal consigliere federale von Steiger di essere un agente della propaganda comunista per aver importato illegalmente il documentario russo "Stalingrado" sui bombardamenti nazisti, sfidando la censura tedesca che dal 1940 controllava tutti i film che entravano in Svizzera. In un primo tempo Berna negò il famoso visto per girare in esterni: il film viene visto dal Dipartimento politico come cattiva propaganda, mentre il Dipartimento militare proibì di filmare nella piana di Magadino (di fatto riprodotta su migliaia di dépliant turistici!). Viene inoltre proibito l'utilizzo dei tre protagonisti stranieri per paura che complottino con i partigiani italiani. Una lettera di intercessione di Wechsler al generale Guisan va smarrita! Finalmente, dopo cinque mesi di trattative arriva il visto per le riprese, che inizieranno sotto controllo militare il 2 novembre 1943. A fine febbraio '45, la polizia militare requisisce i negativi. Con una pratica del tutto inusuale, vengono restituiti solo a condizione di essere pre-visionati dal Consiglio Federale. L'accoglienza è glaciale. Nonostante le accuse, il film esce senza censure (senza questi ritardi si sarebbe potuto parlare di un'opera di "resistenza" come avrebbero desiderato i suoi autori). Il film è un impressionante istant-movie (in piena preparazione ci fu lo sbarco in Normandia e già da tempo il confine svizzero rappresentava l'ultima speranza per milioni di persone) recitato da attori sconosciuti che avevano sperimentato di persona la guerra, la persecuzione e la fuga in Svizzera e che Lindtberg riesce a contattare con la collaborazione delle ambasciate alleate. Luisa Rossi è una ticinese nata a Milano che lavorava dal 1939 alla Radio Svizzera Italiana (come del resto Romano Calo, Tino Erler e Giuseppe Galeati - mentre Leopoldo Barberis era speaker sportivo) e che nel dopo guerra ebbe dei piccoli ruoli in "Rocambole" di Jean de Baroncelli e nel kolossal "Fabiola" di Blasetti. Innovazione per l'epoca, ogni attore si esprime nella sua lingua materna: tedesco e svizzero-tedesco, inglese (il 60 % dei dialoghi), italiano, francese, olandese, jugoslavo, russo e yiddish. Il film è un'occasione di riabilitazione morale per la Svizzera. La stampa alleata l’accusa “di pregare per la vittoria degli alleati la domenica ed il resto della settimana di fare affari con i tedeschi": esportando materiale bellico (seppur vietato dall'1 ottobre 1944), permettendo il transito delle merci, accettando l'oro tedesco e italiano (benché la sua origine fosse spesso sospetta), respingendo i profughi per motivi razziali. Per la Praesens il film, uscito il 26 maggio 1945 e distribuito dalla MGM negli Stati Uniti, Inghilterra e America del Sud (sino allora la Metro aveva distribuito solo cinque film non americani!) fu un successo di pubblico e di critica. Numerosi i premi ricevuti: Gran premio della critica newyorchese e Globo d'oro nel '45, Grand Prix e Prix international de la Paix a Cannes nel'46. Il film presenta in effetti diversi aspetti innovatori e audaci, in particolare quel "soffio di vero" grazie all'utilizzo sapiente di attori non professionisti, riprese quasi interamente in esterni, senza trasparenti né ricostruzioni, recitazione in perfetto equilibrio tra lo stile rigoroso "Schauspielhaus" e gli insegnamenti del "Teatro politico", montaggio serrato ed efficace e infine una regia sobria, attraversata da lampi di fulgida e violenta poesia. Roger Boussinot ("L'Encyclopédie du cinéma"): "Ce film suisse apparaît comme l'une des expressions parfaites de l'école néo-réaliste, alors même que ce néo-réalisme n'a pas encore donné ses oeuvres dominantes dans son pays d'origine, l'Italie". Nonostante Lindtberg sia ormai tra i registi più celebri e osannati (la 20th Century Fox gli propose un contratto di regista che rifiutò a causa del contratto con Wechsler), per le autorità svizzere viene semplicemente "tollerato", come recitava lo stralcio di un rapporto della Divisione di polizia pubblicato con scalpore sulla rivista "Film Suisse".