CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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L’ESTATE DI KIKUJIRO
Giappone 1999, durata 120 min.
Regia: Takeshi Kitano, musica: Joe Hisaishi; interpreti: Takeshi Kitano (Kikujiro), Yusuke Sekiguchi (Masao), Kayoko Kishimoto, Kazuko Yoshiyuiki;

L’estate di Kikujiro è stato presentato al Festival di Cannes nel 1999, poi proiettato durante il Festival di Locarno.
Al centro del film c’è un ragazzino di nove anni, grassoccio e non particolarmente carino, la cui normalità fissa alla realtà una storia piena di elementi improbabili, inverosimili, insomma fantastici.
Masao, il protagonista, vive a Tokyo con la nonna, non ha mai conosciuto sua madre, per non dire suo padre. Gli manca qualcosa. Perciò un bel giorno, quando le vacanze estive sono appena cominciate e la città si spopola e lui si sente più solo, prende il suo zainetto e parte verso il misterioso indirizzo della mamma. Potrebbe essere il disastro, ma per fortuna si incarica di accompagnarlo in questo viaggio uno strano tipo di balordo, più bambino di lui, Kikujiro, il quale cerca prima di rubargli i suoi pochi soldi, poi prende a cuore la ricerca e, tra mille incidenti avventurosi e umoristici, lo fa arrivare veramente dove abita la mamma.
Possono bastare queste poche righe per tratteggiare la trama, perché questo film è fatto di due ritratti infantili: il bambino Masao e il finto duro Kikujiro - e di pochi eventi che rischiano di sciuparsi, a causa della loro fragilità, se vengono raccontati: meglio, molto meglio vederli dipanarsi sullo schermo.
Le qualità del film stanno nella limpidezza delle immagini, nell’ironia, nella grazia leggera, nello svolgersi di minime situazioni narrative, nelle gag e in qualche figura di contorno come i due Hell’s Angels.
Il gioco, questo ci dice Kitano, è una grande scuola di vita, anche - e forse soprattutto - per i cosiddetti adulti, e aiuta a viverla. E l’immagine che resta nella memoria è quella del bambino Masao che corre col suo zainetto con le ali sulle spalle, come un improbabile angioletto.
Takeshi Kitano è nato nel 1947 a Tokyo e ha frequentato per due anni la facoltà di ingegneria, poi ha preferito il teatro. Il suo umorismo senza rispetto e aggressivo l’ha reso tanto popolare quanto detestato. La sua fama è stata accompagnata dalla capacità di fare cose diverse: conduttore di programmi televisivi, commentatore sportivo radiofonico, opinionista sulla stampa scritta, autore di canzoni e pittore.
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