CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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Carl Theodor Dreyer
e l’etica dello sguardo
BLADE AF SATANS BOG
(Pagine del libro di Satana)
Regia: Carl Theodor Dreyer; soggetto: dal romanzo “Satan Sorger” di Marie Corelli; sceneggiatura: Edgar Hoyer (sul testo adattato da Carl Th. Dreyer); fotografia: Georg Schnéevoight; scenografia: Carl Th. Dreyer con l’assistenza tecnica di Axel Bruun e Jens G. Lind.

Interpreti: (1° episodio) Halvard Hoff, Jacob Texiere, Erling Hansen; (2° episodio) Hallander Hellemann, Ebon Strandin, Johannes Meyer; (3° episodio) Tenna Kraft, Emma Wieth, Jeanne Tramcourt; (4° episodio) Carlo Wieth, Clara Pontoppidan, Carl Hillebrandt; Danimarca 1921; durata 110’; muto; didascalie italiano; 35 mm

Il film è composto di quattro episodi: Satana spinto da Dio a prendere forma umana, agisce contro le leggi divine.
In Palestina, nel primo secolo della nostra era, Satana prende l’aspetto di un fariseo e spinge Giuda a tradire Gesù.
Nel XV secolo, a Siviglia, è inquisitore. Spinge il monaco don Fernandez ad approfittare della superstizione del maggiordomo José per far accusare di stregoneria don Gomez, il quale si occupa di astrologia, e sua figlia Isabella. Don Gomez muore torturato; Isabella, che sarà bruciata, è violentata da don Fernandez, da molto tempo invaghitosi di lei.
Durante la Rivoluzione Francese, il conte Chambord, affida prima di morire, sua moglie e sua figlia Ginevra ad un giovane servo, il fedele Giuseppe. A Parigi, costui istigato da Satana, diventa giacobino e denuncia le due donne. Ginevra promette a Giuseppe di perdonarlo se aiuta Maria Antonietta ad evadere; Giuseppe tradisce di nuovo.
In Finlandia, dopo la Rivoluzione russa, le P.P.K. praticano con fanatismo il “catechismo rosso”. Satana, monaco spretato, accende l’amore di Rautaniemi per Siri, la fedele sposa di Paavo. Ma Siri preferisce morire piuttosto che tradire la sua patria. Questa volta Satana ha fallito. L’insidia non ha effetto, ma la perfida missione terrena di Satana – ci avverte il finale – non è ancora conclusa.
Pagine del libro di Satana, il secondo film di Carl Theodor Dreyer, si impone all’attenzione degli spettatori, dopo l’esordio di Praesidenten, per la sua forza innovativa. Sedotto da Intolerance di David W. Griffith, Dreyer ne muta il linguaggio, fortemente innovativo per l’epoca, adattandolo però al suo modo di fare cinema che si è già fatto più maturo dopo l’esperienza (“Non sapevo niente di messa in scena” dichiarerà) del primo film. Rifarsi da Intolerance vuol dire, per Dreyer - per esempio - costruire i vari episodi che costituiscono Pagine del libro di Satana ricorrendo alla frattura spazio-temporale. Scelta nella quale si possono ravvisare anche altre influenze, tra le quali, fondamentale, quella di Il carretto fantasma, 1920 di Victor Sjöström. Il film resta, ancora oggi, uno splendido esempio di racconto fantastico-satanico perfino venato da un sottile erotismo, che inquieta più di tante opere contemporanee.
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