CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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JOEL & ETHAN COEN

Presentazione

Nichilisti, postmoderni, falsari, giocolieri, inclassificabili: i Coen si muovono nel panorama del cinema americano contemporaneo come due freddi e meticolosi alieni che mettono le mani in tutte le paste ritirandole ogni volta immacolate, senza lasciare tracce della loro personalità. Joel alla regia, Ethan alla produzione, entrambi alla sceneggiatura (ma in realtà lavorano sempre insieme, senza distinzione di ruoli), amano confezionare splendidi giocattoli con pezzi del cinema del passato, cavalcando e ibridando i generi più disparati (il noir, il gangster film, la commedia, l'horror, il musical), strizzando l'occhio a questo o a quel regista, incantando critici e cinefili, spiazzando chiunque voglia tentare un'interpretazione ragionata dei loro film o una collocazione definitiva della loro visione del mondo. Nati a Minneapolis, Minnesota, rispettivamente nel 1954 (Joel) e nel 1957 (Ethan), figli di due professori universitari (di economia il padre, di storia dell'arte la madre), avviatisi su due strade diverse (Joel frequenta i corsi di cinema della New York University, Ethan si laurea in filosofia a Princeton con una tesi su Wittgenstein), amici e collaboratori di Sam Raimi, grandi consumatori di film sul piccolo schermo per ingannare le lunghe giornate invernali, i due fratelli riescono, dopo infinite peripezie, a racimolare gli 800.000 dollari necessari alla produzione di Blood Simple (1984). Hollywood è lontana, ma il film incassa tre milioni e le major tendono l'orecchio. L'universo, dichiarato, è quello del noir classico, dei romanzi polizieschi più che del cinema: un omaggio a James M. Cain. Ma i Coen, d'ora in poi inseparabili, sembrano nati per imbrogliare le carte: e con i film successivi si trastullano con altri generi, rileggendoli e contaminandoli con grande disinvoltura e con innegabile genialità. Raising Arizona (1987) si colloca dalle parti della screwball comedy, Miller's Crossing (1990) mescola il film di gangster con la tradizione hard-boiled di Dashiell Hammet, Barton Fink (1991) sconcerta tutti perché non c'è più un genere riconoscible ma si propone come riflessione metalinguistica sui meccanismi della finzione, chiamando in causa scrittori come Clifford Odets (un drammaturgo impegnato degli anni '30), Faulkner e secondo alcuni addirittura Kafka. Lo sfondo è la Hollywood degli anni '40, mentre quella contemporanea non riuscirà a farsi produttrice dei due fratelli, tenacemente "indipendenti" e deve accontentarsi del ruolo di distributore. Barton Fink è pluripremiato a Cannes (presidente della giuria Roman Polanski, un regista che ha sicuramente segnato questo e altri film dei due) e così la coppia entra nel mito. Con The Hudsucker Proxy (1994) si ritorna nei territori della commedia, tra Frank Capra e Preston Sturges, con Fargo (1995) in quelli del poliziesco (ma partendo da una storia "vera" e tracciando uno spietato ritratto della stupidità dell'american way of life), con The Big Lebowski (1998) il noir viene colorato con lo splendore del musical. I Coen non finiscono di sorprenderci e di incantarci. E nessuno può dire cosa riusciranno a cavare dal loro cilindro in questi albori del nuovo millennio.

 

Michele Dell'Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona

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