CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA | |||||||
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CAMILLE CLAUDEL di Bruno Nuytten, Francia 1988, col., v.o., 170 con Isabelle Adjani e Gérard Depardieu |
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Sceneggiatura: Bruno Nuytten e Marilyn Goldin, dal libro omonimo di Reine-Marie Paris; fotografia: Pierre Lhomme e Jeanne Kef; montaggio: Joëlle Hache; musica: Gabriel Yared; interpreti: Isabelle Adjani (Camille Claudel), Gérard Depardieu (Auguste Rodin), Laurent Grevill (Paul Claudel), Alain Cuny (Louis Prosper Claudel), Madeleine Robinson (Mme Claudel), Philippe Painblanc (Giganti), Katrine Boorman (Jessie), Jean-Pierre Sentier (Limet), Danièle Lebrun (Rose), Maxime Leroux (Claude Debussy), Aurelle Doazan (Louise), Roger Planchon (Morhardt), Denise Chalem (Judith Claudel), Philippe Clévenot (Eugène Blot); produzione: Films Christian Fechner / Lilith Films / Gaumont / A2 TV France.
Cinema Ideal Giubiasco, martedì 26 febbraio 2002, 20.30 |
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"Un mistero in piena luce": così Paul Claudel definisce la sorella Camille poco prima di rinchiuderla in un manicomio, dove rimase fino alla morte (avvenuta nel 1943). E così Camille appare agli spettatori nel film che narra la sua vita. Dal primo incontro con il maestro Rodin allultimo disperato gesto di rabbia (la distruzione di quasi tutte le sue opere), il personaggio di Camille Claudel deriva la sua complessità dallimpetuosità della sua ispirazione artistica e dagli eccessi melodrammatici della sua esistenza. Nel ricreare la figura della scultrice il regista è ricorso allo stereotipo classico dellartista che conosce, quale sua unica religione, quella dellarte e che dedica la sua vita al culto dellarte pura. I simboli della ribellione artistica compaiono uno dopo laltro nel film e la "degenerazione" di Camille, causata, da un lato, dalla fine della sua storia damore con Rodin e, dallaltro, dal non vedere riconosciuto il suo genio (era considerata una semplice seguace del maestro), è sottolineata dal suo progressivo ricorso allalcol, dalla scelta dellisolamento e dalla sua sempre più manifesta pazzia. Il rifiuto delle regole della società, caratteristico anchesso dellartista "maledetta", si manifesta in Camille contemporaneamente allaffermarsi del suo precoce talento ed è esemplificato dal rapporto conflittuale con la madre, "incarnazione" della morale borghese. Nuytten, sospeso tra "maledettismo" e melodramma crudele, non sembra, quindi, esprimere unidea davvero originale nella sua interpretazione del genio artistico di Camille Claudel, quantunque la messinscena da lui elaborata e la struttura spettacolare del suo film siano decisamente accattivanti. Nella Parigi bohémienne di fine secolo, Camille è circondata da numerosi artisti: accanto a lei vediamo il musicista Claude Debussy, il suo amante e maestro Rodin, "scultore professionista di fama indiscussa" (come egli afferma), che sembra aver perso il piacere di scolpire una volta raggiunta la celebrità, e il fratello e scrittore Paul. Nei confronti di Camille Paul nutre segretamente un desiderio di rivalsa, pur essendo a lei legato da un rapporto tenerissimo e pur apprezzando la sua arte. La conversione di Paul al cristianesimo, da lui considerato una fonte di ispirazione e un aiuto morale, e i suoi tormenti artistici attribuiscono, per antitesi, maggior rilievo allindipendenza assoluta della sorella, che, come lei stessa dice, riuscirà da sola ad essere se stessa (...). (Mariachiara Pioppo, in " Cineforum ", 289, novembre 1989) |