CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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TRA RASSEGNAZIONE E SPERANZA

5 film attorno all'aids 10-24 novembre 1998


martedì 10 novembre Giubiasco, Cinema Ideal, 20.30

Afrique, mon Afrique
di Idrissa Ouédraogo, Francia 1994, 54'

Sylvie, ses mots pour le dire
di Daniel Schweizer, Svizzera 1995, 52'


mercoledì 11 novembre Lugano, Cinema Iride, 20.30

J'ai horreur de l'amour
di Laurence Ferreira Barbosa, Francia 1997, 134'


sabato 14 novembre Chiasso, Tenda tolleranza, 20.30 / 22.00

Afrique, mon Afrique
di Idrissa Ouédraogo, Francia 1994, 54'

Blue
di Derek Jarman, Gran Bretagna 1993, 76'


martedì 17 novembre Bellinzona, Espocentro, 20.30

Jeanne et le garçon formidable
di Olivier Ducastel e Jacques Martineau, Francia 1998, 98'


mercoledì 18 novembre Lugano, Cinema Iride, 20.30

Jeanne et le garçon formidable
di Olivier Ducastel e Jacques Martineau, Francia 1998, 98'


martedì 24 novembre Giubiasco, Cinema Ideal, 20.30

J'ai horreur de l'amour
di Laurence Ferreira Barbosa, Francia 1997, 134'

 

 


Afrique, mon Afrique

di Idrissa Ouédraogo, Francia 1994

Sceneggiatura: Idrissa Ouédraogo, Santiago Amigorena; fotografia: Daniel Barrau; montaggio: Monica Coleman; musica originale composta e suonata da: Ismaël Lô e il gruppo Kangalet; interpreti: Ismaël Lô, Georgette Paré, Naky Sy Savane; produzione: Cedomir Kolar, Frédérique Dumas-Zajdela e Marc Baschet per Noé Productions, Paris / La Sept ARTE.

35 mm, colore, versione originale francese, 53'

Eugène è un giovane africano che vive in un villaggio di campagna, ma che nel profondo del suo animo vorrebbe essere un musicista. Un giorno decide di lasciare il suo villaggio e la sua famiglia e di trasferirsi in città per un certo periodo, per coronare il suo sogno. Troverà nuovi amici che lo accompagneranno sulla strada della carriera musicale. Incontrerà anche Kassi, la sua amica d'infanzia, che nel frattempo è diventata una prostituta e con la quale i rapporti non sono sempre facili. Kassi, malata di aids, morirà dopo qualche tempo. Confrontato con questa terribile realtà che la sua innocenza e la sua spontaneità gli impedivano di vedere, Eugène deciderà di impegnare il suo talento musicale per combattere questo flagello. Diventerà famoso e tornerà al suo villaggio e alla sua famiglia, non senza averci suggerito che la vita e la speranza sono più forti di qualsiasi altra cosa.

Idrissa Ouédraogo (del Burkina Faso) è uno dei più conosciuti registi africani: ha realizzato tra l'altro Yam Daabo (1986), Yaaba (1989), Tilai (1990), Samba Traoré (1992), Le cri du coeur (1994) e Kini & Adams (1997).

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Sylvie, ses mots pour le dire

di Daniel Schweizer, Svizzera 1995

Sceneggiatura: Daniel Schweizer; fotografia: Bernard Reymond, Axel Brandt, Daniel Schweizer; montaggio: Bruno Saparelli; musica: Elliott Murphy; produzione: Horizons Films, Genève / TSR.

35 mm blow-up, versione originale francese con sottotitoli tedeschi e inglesi, 52'

Il documentario è il ritratto di una donna di 30 anni, madre di due bambini, che dopo dieci anni di sieropositività si ammala di aids. Cronaca di una morte annunciata: mese dopo mese seguiamo con Dominique, il suo compagno, il cammino di Sylvie. Al di là dell'aids, il film vuole essere anche una riflessione sulla morte e diventa una testimonianza fondamentale su una malattia che lascia il tempo di morire e lascia alla morte il tempo di vivere.

Lo stesso regista aveva già realizzato nel 1993 Vivre avec, un altro documentario su quattro giovani sieropositivi: una di questi era Sylvie...

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J'ai horreur de l'amour

di Laurence Ferreira Barbosa, Francia 1997

Sceneggiatura: Laurence Ferreira Barbosa e Denyse Rodriguez Tomé; fotografia: Emmanuel Machuel; montaggio: Emmanuel Castro; interpreti: Jeanne Balibar, Jean-Quentin Chatelain, Laurent Lucas, Bruno Lochet; produzione: Gemini Films, Paris.

35 mm, colore, v.o. francese, 134'

Una dottoressa (Jeanne Balibar) si trova pericolosamente in bilico tra due pazienti-pretendenti che sono due casi limiti: il sieropositivo che rifiuta di farsi curare e non ha più il gusto per la vita, e l'ipocondriaco che l'accusa di avergli inoculato il virus letale con una siringa destinata a un vaccino contro l'influenza: uno non vuole più amare, l'altro detesta l'amore. Il film affronta il male del secolo, che non è l'aids, bensì ciò che questa malattia scatena negli uomini: la paranoia per alcuni, l'assenza "indifferente" del desiderio per altri. Essere medico, allora, può voler dire andare a cacciarsi nei pasticci...

Laurence Ferreira Barbosa, giovane regista francese, ha debuttato nel 1993 con Les gens normaux n'ont rien d'exceptionnel; in seguito ha realizzato uno degli episodi della serie Tous les garçons et les filles de mon âge.

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Blue

di Derek Jarman, Gran Bretagna 1993

Con le voci di John Quentin (Walter Maestosi), Nigel Terry (Francesco Carnelutti), Derek Jarman (Massimo De Rossi), Tilda Swinton (Carla Cassola); musica: Simon Fischer Turner.

35 mm, blu, versione italiana, 76'

Mentre lo schermo è completamente e costantemente blu, quattro voci fuori campo si abbandonano, con l'accompagnamento musicale elaborato da Simon Fischer Turner, a riflessioni libere e liriche sulla malattia, l'amore, il cinema, la memoria, il sesso, l'amicizia, il dolore, la poesia, il tempo, il disfacimento fisico, la morte. Testamento struggente, ironico e vitale di Derek Jarman, diventato cieco e poi morto a causa dell'aids, che ispirandosi all'opera monocromatica del pittore Yves Klein, trova la "metafora perfetta per rappresentare sia l'impalpabilità devastante del virus sia la liberazione spirituale dal condizionamento della materialità" (Paolo Mereghetti).

"Un non-film contro tutte le metafisiche dell'immagine; una sfida a popolare lo schermo dei sussulti della vita che troppo spesso lasciamo nell'atrio quando entriamo nei cinema" (Giona A. Nazzaro)

Derek Jarman (1942-1994), cineasta anomalo, profondamente influenzato dalla pittura, dalle avanguardie cinematografiche e dalle proprie vicende personali, ha realizzato tra l'altro Caravaggio (1985), The Last of England (1987), The Garden (1990), Edward II (1991), Wittgenstein (1992).

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Jeanne et le garçon formidable

di Olivier Ducastel e Jacques Martineau, Francia 1998

Sceneggiatura, dialoghi e canzoni: Jacques Martineau; fotografia: Mathieu Poirot-Delpech; montaggio: Sabine Mamou; musica: Philippe Miller; interpreti: Virginie Ledoyen, Mathieu Demy, Jacques Bonnaffé, Valérie Bonneton, Frédéric Gorny, René Morard, Denys Podalydès...; produzione: Eric Zaouali per Les Films du Requin, Paris.

35 mm, colore, versione originale francese, 98'

Una commedia musicale sull'aids: questa è la sfida lanciata dai due autori del film!

Jeanne (Virginie Ledoyen) lavora in un'agenzia di viaggi e sul metro va a sbattere, fisicamente, contro Olivier (Mathieu Demy, il figlio dell'indimenticabile regista Jacques Demy). I due si amano subito: all'inizio tutto sembra semplice, soprattutto nelle canzoni, ma ben presto la loro storia si complica. Olivier, infatti, è sieropositivo e passerà "da un letto all'altro, quello dell'amore, quello dell'ospedale" (Jean-Michel Frodon, su Le Monde). Il film si inserisce nella tradizione delle commedie musicali di Jacques Demy e finisce per celebrare, contro ogni attesa, "il gusto della vita, che vale la pena di vivere".

Si tratta del primo film di Olivier Ducastel e Jacques Martineau, passato quest'anno al Festival di Berlino.

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