Circolo del cinema di Bellinzona
casella postale 1202
CH-6500 Bellinzona
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10 GENNAIO -
3 FEBBRAIO 2017
GENE TIERNEY
LA DIVA FRAGILE - in sette film (1943–1950)
HEAVEN CAN WAIT
Ernst Lubitsch, 1943
Henry Van Cleve (Ameche) muore e va all'Inferno: è stato un impenitente acchiappasottane, ma ha amato tanto la moglie (Tierney) quanto le altre conquiste e Sua Eccellenza il Diavolo (Cregar), alla fine, non si sente di condannarlo.
Ho presentato un matrimonio felice in una luce più autentica di quel che accade normalmente al cinema, dove i matrimoni riusciti sono descritti in genere come una cosa noiosissima, poco eccitante, tutta focolare domestico (Ernst Lubitsch). Ecco quindi che Gene, con il suo portamento elegante, e una certa dose di autoironia, diventa di volta in volta carattere comico (gli starnuti che rovinano il noiosissimo concerto al primo incontro con il futuro marito), partner sbarazzina (la fuitina prematrimoniale, replicata a conclusione della crisi del settimo anno), personaggio infine dalla profonda umanità (nell'ultima scena in cui appare, risalta l'elegante discrezione con cui la donna nasconde al marito di essere affetta da una grave malattia).
IL CIELO PUÒ ATTENDERE
Sceneggiatura: Samson Raphaelson, dalla commedia Birthday di László Bus-Fekete; fotografia: Edward Cronjager; montaggio: Dorothy Spencer; scenografia: James Basevi, Leland Fuller; suono: Eugene Grossmann, Roger Heman; musica: Alfred Newman.
Interpreti: Don Ameche, Gene Tierney, Laird Cregar, Charles Coburn, Marjorie Main, Eugene Pallette, Louis Calhern…
Produzione: Ernst Lubitsch per 20th Century Fox.
Colore, v.o. inglese, st. it, 112'
Una commedia decisamente anticonformista (molto liberamente tratta dalla pièce Compleanno di László Bus-Fekete) che rievoca la società americana alla svolta del secolo e ricapitola moltissimi motivi e figure che hanno ossessionato Lubitsch nella sua carriera - il mito di don Giovanni, quello di Faust, quello del Doppio, la funzione della Donna come Madre e come Morte - col tocco leggero del "piacevole e finanche un po' stucchevole rappresentante d'una società invecchiata" [Fink]. Ma l'amoralismo dell'ultimo Lubitsch fu smorzato dalla produzione, che censurò un finale deliziosamente impertinente (mentre viene autorizzato dal Diavolo a prendere l'ascensore per il Paradiso, Van Cleve vede passare una bella donna e, strizzando l'occhio allo spettatore, decide di seguirla: come dice il titolo "il cielo può attendere").
(Arturo Invernici, in "Cineforum", 555, giugno 2016)
Schede sui film (sinossi e giudizio critico) da Il Mereghetti. Dizionario dei film 2014, Milano, Baldini & Castoldi, 2013.
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