Circolo del cinema di Bellinzona


casella postale 1202

CH6500 Bellinzona

L’ultimo Chabrol

BELLINZONA _ LUGANO _ MENDRISIO _ LOCARNO

maggio _ giugno 2011

 

Presentazione

Con la morte di Claude Chabrol, sopravvenuta il 12 settembre 2010 (otto mesi dopo la scomparsa di Eric Rohmer), si è ulteriormente ristretto il piccolo gruppo dei grandi vecchi che sul finire degli anni Cinquanta diedero vita in Francia al fenomeno della Nouvelle Vague, che ha rivoluzionato nei decenni successivi il modo di concepire il cinema in quasi tutto il mondo.

Nato a Parigi nel 1930, figlio di una coppia di farmacisti impegnati nella Resistenza, laureato in lettere, ma fin da giovane assiduo frequentatore dei cineclub e della Cinémathèque française, esordisce, al pari dei suoi compagni di strada, come critico, collaborando ai “Cahiers du cinéma” e scrivendo con Rohmer un’importante monografia dedicata a Hitchcock (1957). Grazie ad un’eredità della prima moglie, Agnès Marie-Madeleine Goute, fonda una propria casa di produzione, con la quale realizza i suoi primi due film (Le beau Serge e Les cousins, entrambi del 1958) e favorisce i debutti, tra gli altri, di Jacques Rivette, Alain Cavalier, Eric Rohmer, Philippe de Broca.

È consuetudine dividere la sua ricchissima filmografia (più di cinquanta film per il grande schermo e molti lavori per la televisione) in tre periodi. Il primo, quello dell’autonomia produttiva e della Nouvelle Vague, è in fondo di breve durata e si chiude dopo il quinto film, Les bonnes femmes, del 1960. Il secondo, segnato dal matrimonio e dalla collaborazione con l’attrice Stéphane Audran e dall’incontro con il produttore André Génovès, è il più prolifico, contraddistinto da molti capolavori inquietanti (La femme infidèle, 1968; Que la bête meure, 1969; Le boucher, 1969; Les noces rouges, 1972; Les liens de sang, 1977; Violette Nozière, 1978; Les fantômes du chapelier, 1982…) ma anche da opere meno riuscite, e si protrae sino alla metà degli anni Ottanta. Il terzo inizia quando Chabrol, dopo l’insuccesso di Le sang des autres (1983), non riesce più a trovare un produttore che gli dia fiducia: incontra allora un vecchio compagno dei tempi della contestazione del ’68, Marin Karmitz, grazie al quale potrà realizzare 12 film, da Poulet au vinaigre (1984) a La fleur du mal (2003). E anche gli ultimissimi film fanno parte di questo periodo, benché prodotti non più dalla MK2 di Karmitz, ma dalla Alicéléo di Patrick Godeau.

Il cinema di Chabrol, così abbondante e in apparenza discontinuo, ha comunque delle costanti stilistiche che permettono di parlare di un vero autore, anche se l’autorialità non è mai stata da lui esibita come hanno fatto altri grandi nati con la Nouvelle Vague, Godard o Truffaut per esempio: gli intrecci, pur collocandosi spesso all’interno del  polar, sono sempre di una semplicità estrema e rifiutano le componenti nelle quali il genere solitamente si identifica, come la suspense o la risoluzione dell’enigma poliziesco. Contano di più i personaggi, la loro misteriosa complessità, e l’ambiente, quell’ambiente borghese di provincia che il regista ha dissezionato con implacabile e sardonica lucidità. Il suo è un cinema di ispirazione classica, nel quale si riconoscono gli influssi degli autori più amati, Hitchcock e Fritz Lang sopra tutti, che non disdegna di prediligere i faits divers per collocarli all’interno di una forma cinematografica che trascende il realismo apparente per diventare metafora della realtà. Al di là della critica dell’ipocrisia borghese, c’è però in Chabrol una motivazione più profonda, quella di scandagliare l’animo umano alla ricerca del conflitto tra la necessità delle apparenze e la vertigine delle pulsioni più profonde, quelle che  indirizzano verso il Male, verso il delitto o la trasgressione, e che si dimostrano incontrollabili e persino ineluttabili.

Confrontati con l’impossibilità di render conto di tutta la sua enorme produzione che si estende sull’arco di oltre mezzo secolo, abbiamo deciso di limitare lo sguardo ai film realizzati negli ultimi quindici anni (1994-2009), escludendo due film sicuramente non minori ma non (più) reperibili sul mercato svizzero (Rien ne va plus, 1997; e Au coeur du mensonge, 1999).

Non è consuetudine dei cineclub ticinesi quella di omaggiare gli scomparsi, ma questa volta lo facciamo volentieri, consci che con Chabrol non se n’è andato solo un vero e grande metteur en scène (il ricorso all’espressione francese non è leziosaggine, bensì necessità, perché il termine italiano “regista” ci sembra non gli renda giustizia), ma probabilmente si è anche chiuso un capitolo fondamentale della storia del cinema.


Michele Dell’Ambrogio

Circolo del cinema Bellinzona

Schede sui film, tranne che per Bellamy, da Il Mereghetti. Dizionario dei film 2011, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2010 (sinossi e giudizio critico); e da alcuni numeri di “Cineforum” (schede tecniche).


Per l’ottenimento delle copie e dei diritti si ringraziano:

-Filmcoopi, Zürich

-MK2, Paris

-Pathé Films, Zürich

-JMH Distribution, Neuchâtel